EDITORIALE
- FEBBRAIO 2013
La
scelta
Siamo
approdati al 2013, avendo appena scampato alle profezie allarmiste
sulla fine del mondo. Anche se l’asteroide DA14 vortica ancora
sopra le nostre teste, avvicinandosi pericolosamente al nostro
pianeta, sembra che la faremo ancora franca e il mondo continuerà a
girare. Ma il giro questa volta assume una velocità e un’elisse
diverse rispetto a prima. Nell’arco dei due/tre anni
precedenti sono capitati tutta una serie di eventi che segnano la
fine di un modo di vivere e ci costringono a cambiare la nostra
prospettiva. Ci troviamo tutti nella perigliosa fase di transizione
tra un vecchio mondo che muore e dove regna caos, disordine e
disgregazione, e uno nuovo che avvertiamo ma che non si delinea
ancora chiaramente.
Come
tutti gli esseri viventi, siamo circuiti aperti che scambiano
energia, informazioni e materia con l’ambiente. Le informazioni ci
giungono da ovunque, tramite nuovi canali, impensabili 20
anni fa! E tutta questa conoscenza modifica la coscienza
collettiva. Quando si apre la coscienza si incorre anche in una fase
sgradevole. L’assimilazione di nuove informazioni crea instabilità
e incoerenza in un sistema stabile. A questo punto possono
presentarsi due opzioni: tale incoerenza crea dissipazione di energia
e quindi morte, disgregazione (entropia) ma può anche indurre un
cambiamento verso un nuovo sistema più ricco e più evoluto
(neghentropia).
Ci
troviamo ora in questo delicato momento, sospesi tra Vita e Morte.
Tutto attorno a noi si parla di disgregazione, della morte di
un vecchio sistema diventato incoerente che non riesce ad integrare
le nuove informazioni. Gli eventi più recenti ci sollecitano a fare
scelte consapevoli verso la Vita. Per seguire il flusso della Vita,
bisogna cambiare la relazione che abbiamo con noi stessi, con gli
altri e con il Pianeta stesso. Dobbiamo puntare alle qualità
più elevate che esistono nell’essere umano, che stentiamo ancora a
vedere e a riconoscere. Siamo troppo occupati a polemizzare, ad
accusarci l’un l’altro, a criticare, a sottolineare solo
quello che non va. Stiamo parlando costantemente della nostra morte.
Non crediamo più che ci sia qualcosa di buono nell’uomo e che
siamo capaci di fare grandi cose. Il crollo delle istituzioni, le
grandi divisioni della Comunità Europea, il declino della Chiesa
Cattolica, la folle crescita economica che sembra la proliferazione
di cellule tumorali, non sono altro che i sintomi della
disgregazione di un mondo ormai troppo stretto e chiuso per contenere
una coscienza collettiva risvegliata. E’ venuto il momento di
volgere la nostra attenzione verso il nuovo mondo che vogliamo
creare. Tutto inizia dalla visione. “Dove non c’è una visione un
popolo muore” è scritto nei Proverbi. Per quanto non sarà
possibile vederla concretizzata subito, almeno su scala planetaria,
abbiamo il compito di creare e nutrirne la matrice nei nostri
pensieri e desideri del cuore. Questa visione è l’eredità
preziosa che possiamo lasciare alle generazioni future.
Marie
Noelle Urech
Viriditas
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